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MoVimento 5 Stelle Trani

Per monitorare l’andamento dei lavori all’impianto di depurazione di Trani, il Movimento 5 Stelle ha incontrato i referenti di Acquedotto Pugliese, il Dott. Vitucci, responsabile macro area di Bari e l’Ing. Notarnicola, responsabile gestione depurazione.

In fase preliminare abbiamo voluto richiedere informazioni di carattere generale, ricevendo notizie in merito al miglioramento, dal punto di vista gestionale, dei servizi di depurazione delle acque, fino al 2008 affidato a società terze.
Con delibere CIPE si stanno finanziando numerosi interventi nell’impiantistica, anche con notevoli risparmi proprio per il fatto che AQP sta operando spesso con proprio personale, ricorrendo sempre meno a consulenze ed affidamenti esterni.

In particolare l’impianto di Trani (definito da Legge Regionale con una portata di 83.000 abitanti) è risultato beneficiario di finanziamento nel 2003, con il Comune di Trani come stazione appaltante (7 milioni e 800 mila euro).
Tali lavori dovevano riguardare l’adeguamento al D. Lgs. 152 del 1999, poi D. Lgs. 152/2006.
Quell’appalto non andò a buon fine, l’intero impianto subì il sequestro giudiziario e si arrivò alla rescissione del contratto con l’impresa aggiudicataria.
Le motivazioni del sequestro furono riconducibili a scarichi fuori tabella, ovvero valori di agenti nocivi e potenzialmente inquinanti superiori ai limiti consentiti.
Già nel 2014 vennero pertanto svolti lavori straordinari sull’impianto per migliorare la qualità del refluo e riportarlo ai limiti di legge, salvo casi eccezionali determinati da maggiore afflusso di acque meteoriche.
Allo stato attuale l’impianto è ancora sotto sequestro e pertanto la Procura viene periodicamente aggiornata sull’andamento dei lavori.
Due volte al mese vengono svolti controlli a sorpresa da ARPA Puglia, e al contempo lo stesso Acquedotto Pugliese svolge analisi di autocontrollo mediante laboratorio accreditato e certificato.
Secondo i dati in possesso dei referenti di AQP ad oggi sono stati realizzati il 68% dei lavori previsti, in linea con il cronoprogramma che impone come data limite fine maggio 2017. Il nuovo impianto beneficerà di interventi migliorativi in tutte le fasi di lavorazione del refluo, dalle prime griglie alle sezioni di trattamento aerobico ed anaeorobico, agli impianti di sollevamento con pompe più efficienti, sino alla copertura delle vasche, per avere alla fine un'opera adeguata alle esigenze del territorio.

Sempre nel 2003 il Comune di Trani aveva proceduto a gara per la condotta sottomarina, ma anche lì numerose problematiche culminate con il sequestro stanno portando alla rescissione contrattuale.
In questo caso però, a differenza del depuratore, il Comune di Trani non ha ancora completato l’iter per giungere alla rescissione; al momento infatti manca lo stato di consistenza delle opere che deve essere redatto da un tecnico collaudatore, e dopo tale verifica tecnica certificata si potrà procedere con la rescissione contrattuale.
Solo alla fine di tale percorso l’Autorità Idrica Pugliese potrà affidare ad AQP l’incarico per una perizia finalizzata a valutare il completamento dell’opera.
Poiché al momento le stime parlano di una condotta completa al 95%, intendiamo verificare immediatamente la questione con gli uffici comunali.
La sua messa in funzione infatti, permetterebbe di portare il refluo a 2 Km e mezzo dalla costa invece che a riva come avviene adesso, ed a fronte di una ormai prossima consegna dei lavori di adeguamento dell’impianto di depurazione, il Comune di Trani pare possa attivarsi per quanto di sua competenza in modo da portare a compimento anche la condotta.
Ma lo scarico a mare dei reflui, pur nei limiti di legge, continuiamo a vederla come una sconfitta, per cui ben vengano i recenti stanziamenti di fondi regionali a favore di Trani per il trattamento e il riutilizzo a fini irrigui, sul cui percorso di progettazione intendiamo però vedere chiaro sin da subito.

In proposito i referenti AQP si sono soffermati a considerare attentamente una nostra proposta per il futuro: quella di avvalersi della fitodepurazione per l’ultima fase di trattamento, anche al fine del riutilizzo delle acque ad uso irriguo in agricoltura.
A livello logistico l’idea troverebbe una sua naturale collocazione, non essendoci sufficiente spazio per poter allargare l'impianto nelle immediate vicinanze: la fitodepurazione potrebbe infatti avere un duplice beneficio se pensata per il ripopolamento di specie autoctone di flora (e di conseguenza anche fauna) in prossimità della zona Boccadoro, un’area dell’agro tranese dall’alto valore naturalistico e storico che deve diventare un’autentica attrattiva turistica; allo stesso tempo gli agricoltori tranesi usufruirebbero di quelle acque.

Inoltre, nell'ottica di una economia circolare, come ci hanno spiegato i tecnici dell'impianto, anche il residuo secco post trattamento è un ottimo fertilizzante privo di pericoli ed a norma di legge che potrebbe essere utilizzato nei campi, ma per questo bisognerà superare la comprensibile diffidenza nei confronti di uno “scarto” del processo di depurazione, ostacolo culturale arduo ma non impossibile se affrontato con il consapevole coinvolgimento di tutte le parti interessate.



Movimento 5 Stelle Trani
Antonella Papagni – Luisa Di Lernia

Abbiamo appreso nei giorni scorsi della partenza della campagna di comunicazione sulla futura raccolta differenziata a Trani: tutto bello, bellissimo!
Essa costituirebbe il primo passo verso l'attuazione di quella politica virtuosa che porti finalmente a Rifiuti Zero...
Ma è davvero così?
Per verificarlo vanno analizzate le azioni concrete dei principali protagonisti delle vicende legate ai rifiuti nel nostro territorio: l'Amministrazione Comunale, l'OGA e la Regione Puglia.

Partiamo da quest'ultima, ricordando ai cittadini tranesi che l'Assessore Regionale all'Ambiente, Dott. Santorsola, prima di tirarsi fuori da ogni responsabilità con la “coraggiosissima” conferenza stampa di qualche giorno fa, il 21 settembre aveva bocciato la proposta dei consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle di concedere ai cittadini della Sesta Provincia un ristoro economico per il danno subito dalla chiusura della Discarica di Trani: chiusura che ha visto costretti molti comuni ad un maggior esborso per il conferimento dei rifiuti nei siti di Massafra e Foggia.
La nostra legittima e fondata richiesta era stata velocemente liquidata con un “non si può fare”.
La conferenza stampa dell'Assessore Regionale inoltre, si è chiusa con una dichiarazione che taglia fuori dalle decisioni i cittadini del nostro territorio, chiamati in causa solo per pagare le tasse: “stiamo lavorando ad un progetto del quale non posso ancora parlare”.
Ma Voi, Cittadini di Trani, ricordate quando costoro in campagna elettorale parlavano di democrazia partecipata e di trasparenza? Noi sì.

Così come ricordiamo che a parlare di un governo cittadino aperto alle opposizioni era anche il Sindaco Bottaro.
E allora come mai non si degna di rispondere alle nostre precise domande sul futuro di Amiu, recapitategli l'ormai lontano 10 novembre?
Nel silenzio anche del Sindaco abbiamo continuato a cercare chiarezza, ad indagare, ed abbiamo così richiesto le ultime delibere dell'OGA, ovvero l'Organo di Governo dell'ATO Rifiuti, composto da tutti i sindaci della BAT.
Dalla loro lettura abbiamo rilevato azioni e omissioni davvero preoccupanti e in alcuni tratti umilianti per i Tranesi.
Partiamo da un dato: per il conferimento dei rifiuti nella Discarica di Trani presso l'ATO veniva trattenuta una quota da accantonare per la cosiddetta “post-gestione”, cioè la chiusura dei lotti 1 e 2, da girare poi all’AMIU.
Tale somma era stata quantificata in 11,07 euro a tonnellata sin dal 2008.
Bene, nella Delibera OGA del 3 settembre scorso il Presidente dell'OGA, il Sindaco di Andria Giorgino, dichiarava che quelle somme non sono nella disponibilità dell'OGA ma in quelle del Consorzio ATO in liquidazione.
Si è accertato il Sindaco Bottaro di dove sia finito il denaro che spettava ai Tranesi messo da parte per salvaguardare la loro salute?
No, non l'ha fatto!
Passiamo alla Delibera OGA del 6 novembre che si apre ricordando “la disponibilità già manifestata dal Comune di Trani di rifunzionalizzare la Discarica”.
Ovviamente tutti contenti gli altri 9 Sindaci della BAT, sempre più coscienti del fatto che i Tranesi patiscono in silenzio, anche perché il “nostro” Bottaro non solo non si oppone, ma rincara la dose confermando che si sta lavorando per l'utilizzo della discarica e dimenticando ancora una volta di pretendere le somme necessarie alla messa in sicurezza del 1° e del 2° lotto.
Fateci capire: hanno autorizzato Trani per reggere le emergenze di ogni angolo di Puglia e ora non si trovano i soldi per mettere in sicurezza i due lotti?
E ancora: si continuano a rilevare dati terrificanti sull'inquinamento provocato da quel sito e se ne vuole riaprire un altro accanto?
Ma purtroppo la mancata difesa della propria Città da parte del Primo Cittadino non finisce qui.

I Tranesi infatti, non solo raccoglievano indifferenziata da ogni dove, non solo pagano e continueranno a pagare per gli errori di gestione, ma si vedono anche portare via le occasioni di guadagno e di occupazione.
Nella Delibera OGA del 9 novembre infatti, vengono confermate l'ubicazione dell'impianto di selezione della raccolta differenziata a Barletta, con un finanziamento regionale di 2 milioni e mezzo di euro, e l'ubicazione dell'impianto di compostaggio ad Andria, con un finanziamento regionale di 4 milioni di euro.
In sostanza, adesso che verrà avviata la differenziata anche a Trani dovremo conferire l'umido ad Andria e le frazioni valorizzabili (vetro, plastica, carta, etc.) a Barletta.
Entrambi quegli impianti andavano reclamati con forza per la Nostra Città!
Quanto valore economico abbiamo ceduto?
Quanti posti di lavoro abbiamo perso?

Continua a funzionare così: agli altri il business e l'occupazione, a noi i danni alla salute.
Il Sindaco mostri uno scatto d'orgoglio: chieda le dimissioni di Giorgino da Presidente dell'OGA, evidentemente incapace di assicurare parità di trattamento per tutti i comuni.
E la smetta il Primo Cittadino di ascoltare le raccomandazioni baresi, perché le pacche sulle spalle di Emiliano non servono a nulla, gli amici ambientalisti si defilano e poi i finanziamenti arrivano agli altri...
Grave, gravissimo che abbia affrontato tali delicate questioni senza riferire in alcun modo in Consiglio Comunale (ed avrebbe dovuto farlo sin da inizio settembre!).
Avrebbe acquisito, soprattutto dall'opposizione, notizie utili ad una definizione del problema e avrebbe trovato sostegno disinteressato per difendere davvero gli interessi dei Tranesi.

L'ipocrisia è nel fatto che, dopo tutte queste occasioni perse, solo a causa dell’imposizione della Corte dei Conti si convocherà un Consiglio Comunale “urgente ma non troppo” per decidere se ricapitalizzare l'AMIU o metterla in liquidazione.
Per poi magari scoprire che c'è una terza ipotesi, quella di scorporare i servizi di spazzamento e raccolta da quelli di stoccaggio...
O una quarta, che veda l'intromissione di altre aziende speciali...
O addirittura una quinta che, a detta del Capo Assoluto di AMIU in Commissione Ambiente, preveda a Trani “impianti complessi”.
La verità è che la verità non volete farla sapere!
Prova ne è che il Piano di Razionalizzazione non è ancora consultabile ufficialmente ma era già nelle mani di alcuni consiglieri due mesi fa...

Antonella Papagni
Portavoce del Movimento 5 Stelle
nel Consiglio Comunale di Trani
C’era da aspettarselo! In prossimità delle elezioni si riapre la farsa per prendere in giro i cittadini! Ed allora  incontri, riunioni, interrogazioni, catena umana e tanti altri eventi per accreditarsi quali paladini della salute dei concittadini e trarre così consensi elettorali.
NIENTE DI PIU’ FALSO ED INOPPORTUNO
Falso perché è notorio che la politica seguita dal dopo guerra in poi, ha fatto proliferare la presenza di ospedali (notevole serbatoio di voti, di clientele e di malaffare) in quasi  tutte la cittadine della Puglia superando di gran lunga le effettive esigenze sanitarie del territorio stesso. Dopo aver scialacquato per decenni, la Puglia si è dotata di un Piano Regionale di Riordino Ospedaliero messo in campo dall’Amministrazione Regionale presieduta da Fitto. Naturalmente la ristrutturazione della rete ospedaliera ha, come ovvio, risentito delle esigenze politiche del momento, per cui invece di provvedere ad un ridimensionamento degli ospedali di Corato e di Bisceglie (a conduzione politica di destra), furono ridimensionati gli ospedali di Terlizzi e di Trani (a conduzione politica di sinistra) all’epoca notoriamente più produttivi e meglio organizzati. Il ritorno di una amministrazione di sinistra a livello regionale, per le convenienze politiche prima evidenziate, ha portato a soluzioni ibride garantendo una sopravvivenza disorganizzata e poco efficiente degli ospedali di Terlizzi e di Trani. Ora, costretti da esigenze economiche a rivedere la distribuzione della rete ospedaliera regionale, sempre per esigenze politiche clientelari e campanilistiche (non per gli effettivi bisogni sanitari dei cittadini) si parte in pompa magna con la campagna in difesa dell’ospedale di Trani.

La realtà è che la ASL della nostra provincia ha ben 5 ospedali: Barletta, Andria, Canosa, Bisceglie e Trani tutti con reparti in evidenti difficoltà assistenziali strutturali ed organizzative.
La realtà è che non si hanno dati epidemiologici su cui individuare il numero di posti letto per ogni specialità medica tali da soddisfare le esigenze del territorio.
La realtà è che continuando a mantenere una frammentazione degli ospedali si riducono le capacità assistenziali degli stessi non raggiungendo mai livelli di eccellenza e si perpetua uno spreco di soldi dei cittadini. Esempio chiarificatore è la presenza di punti nascita nella ASL di competenza, oggi 4: Bisceglie, Barletta, Andria, e Canosa. Ogni punto nascita per essere efficiente e coprire tutte le emergenze ostetriche prevede: turno completo (24 ore) composto da 7 AUSILIARIE DI CORSIA, 7 INFERMIERI, 7 OSTETRICHE, 10 E PIU’ MEDICI OSTETRICI. In più la struttura ospedaliera deve prevedere la Banca del Sangue, la Rianimazione, la guardia di pediatri neonatologi, di neurologi ed anestesisti. Sommando gli stipendi di tutti questi professionisti, si ha l’idea di quanto costi alla società la presenza di un punto nascita in un ospedale, senza tener conto dei costi delle attrezzature necessarie all’assistenza diretta. Un punto nascita per essere efficiente (costi- produzione) deve effettuare minimo 1500-2500 parti l’anno. La cifra di 1500 parti è raggiunta a stento da un solo ospedale del distretto sanitario della BAT. Appare così evidente lo spreco di risorse e di personale.
La realtà è che non si può più pretendere di avere un ospedale sotto casa che funzioni in maniera perfetta.
La realtà è che non potendo più sperperare soldi pubblici (la regione Puglia impegna per spese sanitarie circa l’80% delle risorse economiche) è conveniente per tutti i cittadini far chiudere gli ospedali non adeguati, compreso quello di Trani, e pretendere dalle autorità competenti una nuova organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale con un unico ospedale polivalente (tipo Acquaviva delle Fonti o S. Giovanni Rotondo) che copra adeguatamente le patologie presenti sul territorio della provincia.

E’ pertanto inopportuno prendere in giro i cittadini millantando la possibilità di poter mantenere aperto un ospedale già nella realtà chiuso. Quanti cittadini tranesi sono costretti in ogni caso a rivolgersi ad altri ospedali?
E’ inopportuno ed immorale convogliare risorse umane, carpendo la buona fede dei cittadini, verso mete sicuramente non raggiungibili.
E’ inopportuno distogliere l’attenzione dei cittadini dalla vera lotta da intraprendere che è invece la realizzazione a Trani dei Distretti Sanitari già previsti dall’applicazione della legge 833 del 1978 e mai realizzati. Questi, organizzati come Pronto soccorso ed Ambulatorio Polivalente, collegati con l’ente ospedaliero più vicino e con una maggiore partecipazione dei medici di base, assicurerebbero una migliore assistenza ai cittadini.

I Grilli di Trani

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