IL CONSENSO ELETTORALE? C'IMPORTA 'NA SEGA ovvero IL PAESE DELLA MERAVIGLIE - di Michelangelo Pesce


Sarà che ho una  propensione verso i comici ma sono costretto a citarne uno che personalmente mi sta molto simpatico, Crozza, per definire cos’è l’Italia al giorno d’oggi: IL PAESE DELLE MERAVIGLIE.   
Perché davvero in 24 ore da noi può succedere di tutto e l’impensabile incredibilmente si manifesta  e diventa reale.
Partiamo dal principio.
Colui che non voleva i giochini da prima repubblica (quello  che non si sarebbe mai venduto a Berlusconi per intenderci), e considerava “sacro” ed imprescindibile il consenso elettorale(ci è parso di ascoltare parole tipo “Mai al governo con gli inSciuSci” ), è stato nominato presidente del consiglio da quel presidente della repubblica che fino a 3 giorni prima difendeva Letta e il suo operato a spada tratta e che riteneva impossibile un’eventuale staffetta al governo. Ma la parola COERENZA ha ancora qualche significato in questo paese? Ma è possibile che la carica più alto dello Stato possa cambiare idea su una questione così delicata in un battito di ciglia? Ma poi, di grazia, mi spiegate cosa dovrebbe cambiare? Se la maggioranza parlamentare è la stessa che ha votato per il decreto IMU-BANKITALIA che regala 7,5 miliardi di euro alle banche, che boccia il politometro (il redditometro però va bene a lor signori) , che approva l’acquisto degli F35, che non rinuncia ai rimborsi elettorali, perché ora col nuovo/vecchio premier dovrebbe cambiare qualcosa? Sarà pure un leader carismatico, ma mi dispiace darvi questa brutta notizia, in una repubblica parlamentare un uomo da solo non può far nulla se non ha il consenso di camera e senato, ed è opportuno ricordare che oltre a dover dar conto alle mille frammentazioni interne dovrà pure convivere al governo con  Angelino Alfano, un’impresa davvero ardua per chiunque.                                                                 
La cosa più inquietante è che Renzi non si è proposto per un governo di scopo, non si è posto un limite di tempo e di obiettivi, ma si è posto come scadenza del suo mandato il 2018; ma tanto del consenso elettorale C'IMPORTA 'NA SEGA, per dirla nel suo caro dialetto.                                                                          
E mentre la distruzione della nostra democrazia parlamentare si consuma lentamente, abbiamo avuto il piacere di rivedere indossare una toga ad Antonio Di Pietro. Ha finalmente capito che la politica non fa per lui e si è ridato alla magistratura, starete sicuramente pensando, e invece no cari amici miei: ha indossato la toga in veste di avvocato per difendere l’immagine dell’Italia dei Valori nelle aule di tribunale. Ma ciò che mi preme sottolineare non è tanto la figura di Di Pietro,  quanto il motivo per il quale è tornato a fare il difensore. COMPRAVENDITA DEI SENATORI.  Sarà che quelli della mia generazione da quando hanno memoria sentono sempre rimbalzare fra i vari telegiornali notizie scandalose riguardanti la politica, e che ormai è opinione comune che per diventare un parlamentare devi avere almeno un processo alle tue spalle, ma il reato di cui stiamo parlando è francamente troppo grave per passare inosservato. Il cavaliere Silvio Berlusconi è accusato di aver pagato alcuni senatori per ottenere la loro fiducia al governo; qualcosa mi dice che questa è una della violazioni delle istituzioni più gravi che possano esistere  e questa volta B. non può cavarsela con dei semplici servizi sociali, nel caso fosse vero. Tre o quattro lustri dietro le sbarre ci stanno tutti.                                                      
Si lo so che è utopistico, ma ogni tanto sperare che questo sia un paese onesto e non corrotto mi fa stare un po’ meglio. Non sono negativo per il futuro, però c’è un forte bisogno di ridare alle istituzioni il valore che meritano, c’è un forte bisogno di senso dello stato e se questi signori fino ad ora hanno pensato solo a spartirsi le poltrone.

E’ nostro dovere utilizzare tutti i mezzi democratici possibili per riconquistarci il nostro presente, ma soprattutto il nostro futuro.

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